PULTEC EQP-1A

Capostipite di tutti gli EQ passivi, da tutti considerato il migliore, il Pultec EQP-1A è entrato a pieno diritto nella storia con il suo mezzo secolo di impiego nelle più importanti produzioni. Fino a qualche anno fa reperibile a prezzi esorbitanti solo sul mercato dell'usato vintage e conosciuto dalle nuove generazioni sotto forma di software, da qualche anno ha rivisto la luce sotto forma di cloni più o meno "importanti", più o meno simili. Non uguali, in quanto neanche due macchine originali dell'epoca, sottoposte a misurazioni, risulterebbero identiche.

 

Essendo l' EQP-1A un EQ passivo non necessita di alimentazione nello stadio di equalizzazione e può solo attenuare: la frequenza può quindi essere attenuata o enfatizzata riducendo ciò che non serve. Un amplificatore valvolare successivo al circuito di equalizzazione penserà a riportare il livello del segnale ai giusti valori.

 

Come si evince dalla foto il Pultec è un EQ atipico, nel senso che lavora soltanto su due frequenze (Low e High) e due potenziometri che determinano la sua attenuazione (atten) e/o la sua enfatizzazione (boost). Il selettore delle basse frequenze originale prevedeva i 20, 30, 60 e 100 Hz (ampliato in cloni successivi). Le alte frequenze invece avevano un selettore dedicato al boost (3, 4, 5, 8, 10, 12 e 16 kHz) e uno, con tre posizioni (5, 10 e 20 kHz) dedicato all' attenuazione. Il potenziometro "Bandwidth" regola l'ampiezza della banda alla quale sarà applicata l' equalizzazione; da selettiva (tutto a sinistra) fino a una curva estesa (tutto a destra).

 

Il Pultec è veramente una macchina speciale: quasi "trasparente", lineare e silenzioso fino a medi livelli di ingresso, diventa "aggressivo" e ricco di distorsione armonica a livelli alti del segnale. Sempre musicale e naturale, è molto flessibile a livello di transienti e dinamica, rispettando quest'ultima anche dopo equalizzazioni evidenti. La distorsione armonica generata sotto i 125 Hz permette di dare un gran corpo ai bassi, alla cassa e a strumenti percussivi in genere ricchi di basse frequenze. Sulle voci si ottiene una grande aria che ne amplia lo spazio, schiarendole senza eliminarne il corpo. Efficace anche sugli strumenti musicali bisognosi di uscire nel mix e sulla traccia stereo con un Q molto basso e curve dolci di equalizzazione.

Ciò che rende i vecchi originali diversi dai cloni più economici o software è il fatto che differenti impostazioni di equalizzazione modificano il rapporto tra le armoniche, rendendolo ineguagliabile. La distorsione di fase è molto contenuta e rende il Pultec utilizzabile anche per il mastering. 

 

Un trucco molto famoso relativo al Pultec è quello chiamato "Low End". Consiste nell' enfatizzare e tagliare la stessa frequenza (Es: 30 Hz con segnale di Cassa) in modo tale da ottenere un suono più presente e marcato senza "infangarlo". Utilizzando un livello di attenuazione minore rispetto al boost sulla medesima frequenza si ottengono delle curve complesse in grado di esaltare la frequenza stessa (vedi figura a lato).

 

Questa tecnica è utilizzata anche per dare maggior punch alla traccia stereo, enfatizzando i 20 Hz ed attenuando la stessa frequenza di 0,5 / 1 dB in meno, con una curva (Bandwidth verso dx) molto ampia.

Da provare anche un' enfatizzazione sui 100 Hz,  per dare più prossimità alla voce,  recuperandone magari gli alti sui 10, 12 kHz.

 

Recentemente Steve Jackson ha riportato in vita il Pultec EQP-1A, costruendolo nuovamente con gli stessi componenti e le specifiche del passato ad un prezzo che si aggira intorno ai 4.600 euro. Esistono poi numerosi cloni, anche molto più economici, tra i quali spiccano il Warm Audio EQP-WA e il recentissimo Klark Teknik EQP-KT. Ottime le versioni per studi pro PE 1C di TubeTech e Retro 2A3 (stereo). Non si contano poi le versioni software: Waves, IK Multimedia, Bombfactory, UAD ecc.. ecc.. possono risultare molto utili per un utilizzo nel mastering, essendo anche versioni stereo, e non dovendo obbligatoriamente possedere due Pultec matchati.