COMPRESSORI FET

I compressori FET (acronimo inglese di "Field Effect Transistor") derivano il nome dalla tecnologia a transistor utilizzata. Il FET infatti è un particolare tipo di transistor pilotato in tensione, anziché in corrente, ed ha sia un valore di rumore più basso rispetto ad un normale transistor bipolare sia una maggiore stabilità termica. Il FET si comporta come un resistore la cui resistenza è controllata dalla tensione applicata al suo ingresso: ad incrementi significativi di tensione (e quindi di un input di segnale più alto), avremo valori di compressione più alte e viceversa. La caratteristica principale dei FET è che essi forniscono un attacco ed un rilascio molto veloci, rendendoli una scelta eccellente per cassa e rullante, chitarre elettriche, voce e synth lead.

A causa della gamma dinamica limitata, se vengono spinti eccessivamente, avranno la tendenza a generare un tipo di compressione comunemente conosciuta come "pumping", pur mantenendo un' ottima musicalità.

Per questo motivo, in alcune situazioni, potrebbe risultare molto efficace ricercare questo tipo di effetto, addirittura anche su mix stereo. Di solito i compressori FET rappresentano una scelta, con la quale, si vuole dare un maggiore carattere e distorsione armonica ad un particolare segnale o strumento in mix. Il loro uso creativo (con impostazioni più o meno aggressive), può rendere interessanti tracce di ambiente, come le room di batterie, o sui canali di ritorno effetto, per aumentare la diffusione di un riverbero. 

Inoltre, con la tecnica della compressione parallela, si possono creare particolari miscelazioni tra segnale pulito e segnale dove applicheremo il compressore FET, per aumentarne la presenza, l'RMS, o semplicemente per ridurne la gamma dinamica senza agire con forti compressioni sul segnale pulito.


 

 

 

 

 

 

UREI 1176 LN

Nel 1966 il fondatore di Universal Audio, Bill Putnam, ridisegnò il suo progetto di limiter 175/176 con i FET anziché con le valvole. In tal modo creò la prima incarnazione del "Limiting Amplifier" 1176, un outboard che dovrebbe trovarsi in qualsiasi studio professionale di tutto il mondo. Il principale punto di forza del dispositivo a stato solido è il suo tempo di attacco ultraveloce: da 20 a 800 μs. Non offre controllo di soglia, solo stadi di input e output, con la quantità di compressione decisa dal livello di input.  I tempi di rilascio sono regolabili da 50 ms a 1100 ms (1.1 secondi).

 

Dal punto di vista del suono l' 1176 può essere molte cose, ma probabilmente è meglio conosciuto per l'energia e la grinta di alta classe che conferisce, una spinta musicalmente piacevole nei medi inferiori.  Impareggiabile nel donare brillantezza alle voci o per metterle "in faccia". Ma funzionerà alla grande anche su qualsiasi altro materiale, dalla cassa, al rullante, ai claps, ai sintetizzatori e persino sui drum-sub.

 

Oltre ai quattro rapporti standard selezionati tramite pulsanti sul pannello frontale (4: 1, 8: 1, 12: 1, e 20: 1), gli ingegneri hanno presto scoperto un trucco segreto (e non intenzionale): un asso nella manica del 1176! Premendo contemporaneamente tutti e quattro i pulsanti, l'unità può essere costretta a comportarsi in modo completamente diverso dal modo in cui Putnam intendeva, con risultati positivamente sorprendenti. L'elevato rapporto, spesso distorto, dei risultati di questa modalità "all buttons in" (o "Brit") può essere esplosivo per la batteria e aggressivo sul basso.

 

Nella lunga storia dell' 1176 ci sono state molte revisioni, alcune migliori di altre. Cloni, DIY e versioni software come "se piovesse" dimostrano la potenza di questa splendida macchina. Al Microstudio utilizziamo il clone della revisione G distribuito da DudeMusic e le versioni software di IK Multimedia, Waves e Softube.

 

Vi consigliamo di provarlo anche sulle Room di batteria o per amplificare un ambiante.